Credenza sospesa.
“Buongiorno giorno”, così mi salutava il mio maschietto, quando aveva appena due anni.
Buongiorno giorno era il suo saluto, mentre strizzava gli occhi grandi e azzurri per proteggerli dalla luce abbagliante del mattino. Affondava il viso assonnato sul mio collo e sorrideva.
Questa mattina, mentre facevo colazione con lui che già ama alzarsi presto, ho associato quel saluto ormai caduto in disuso alla luce abbagliante che riempiva la stanza entrando dall’alta finestra del living posta a est, disegnando ombre allungate.
Ombre di oggetti che amo, tra i pochi oggetti che amo.
La lampada Pipistrello, regalo del Lui grande e conosciuta in famiglia come “la lampada di mamma”, la Olivetti Valentine di Ettore Sottsass comprata per 10 euro in un mercatino di robe vecchie in Istria, i vasi di cristallo portati da Praga quando ancora si viaggiava con il passaporto.
Tutto sopra la credenza che ho disegnato io e che è già piena di vita nostra, in questa nuova casa.
La credenza, prima fatica e grande incognita.
Nessun mobile era ancora stato scelto e l’unica certezza era che solo complementi fuori budget avrebbero fatto la loro figura contro quella parete in legno.
Così un giorno, imbattendomi nell’intervista a un giovanissimo artista e maker, tal Davide Mingardo, che lavora il ferro creando pezzi unici, e nel suo motto “Se lo sai fare, fallo”, mi sono chiesta con estrema razionalità cosa realmente io sapessi fare.
Avevo lo spazio, gli strumenti, mani esperte e materie prime.
Il progetto di una credenza che stesse bene in questa casa? Forse si.
L’unico modo per scoprirlo era provare.
360 centimetri di lunghezza per 50 di profondità, 80 centimetri di altezza staccati da terra di 30.
Una credenza sospesa che domina la parete di fondo senza appesantirla, questa era l’idea.
Ho scelto di nuovo l’abete, pannelli di 22 mm a tre strati incrociati, per avere un materiale coerente anche nella sezione e allo stesso tempo estremamente resistente, perché il sistema di ancoraggio al muro permette di caricare alcune centinaia di kg, e io so bene che questo prima o poi accadrà…
Tre ante scorrevoli senza binario basso, per non sporcare l’insieme.
Il colore… Sono stata più volte tentata da accostamenti cromatici forti, soprattutto dal rosso e grigio. Poi ho scelto di sintetizzare ancora e lasciare che fossero volumi e linee a farla da padroni.
Quindi impregnante Miscela Sana con aggiunta di pigmento bianco e una mano di Balsamo di Cera seguendo scrupolosamente le schede tecniche di Spring Color.
Mancano ancora le maniglie, grande incognita.
La tentazione di sceglierle vintage o colorate è forte. Ma non sto impazzendo nella ricerca, spesso le soluzioni migliori arrivano e basta.
Aspetto con ansia il Salone del Mobile e soprattutto il Fuori Salone, due appuntamenti pieni di ispirazioni e aria fresca, che racconterò sui social con #weblogsaloni, insieme a tante amiche e colleghe blogger.
Questa sera da quella finestra guarderemo la luna sorgere. Casa. Finalmente casa.
- April 10, 2015
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